Margine: artiste dimenticate

Negli anni Settanta un’attivista per i diritti civili degli afroamericani e delle donne scrive un saggio. “Elogio del Margine”, questo il suo titolo. Quell’attivista, che è anche una grande letterata e professoressa, era bell hooks. In questo saggio ribalta la prospettiva sull’emarginazione. Siamo abituati a credere che essere discriminati e relegati ai confini estremi della società costituisca uno svantaggio. Per lo più effettivamente lo è.

Non ho la pelle nera, ma sono una donna e conosco bene la frustrazione di non essere ascoltata, sottovalutata, umiliata e sminuita. Non è di certo piacevole e volentieri se ne farebbe a meno. Per questo motivo quando ho letto il saggio di bell hooks ne sono rimasta parecchio affascinata. Ribaltando la prospettiva sul margine si scopre che in realtà quando nessuno ti guarda, quando ogni tua capacità viene ignorata si sprigiona una libertà che in pochi possono vantare. Libertà dalle regole, dai costrutti sociali, dalle distrazioni materialistiche, dai miti del proprio tempo. È il margine che svela i limiti e le contraddizioni della società e apre a una creatività che genera capolavori che propongono spesso soluzioni estetiche e temi molto in anticipo sui tempi rispetto all’arte ufficiale, quella per cui ci accalchiamo nei più grandi musei del mondo occidentale. Di fatto è lo stesso principio delle avanguardie del Novecento. Picasso, Tzara, Eliot, Beckett, Pound, Breton, Mirò, Dalì, sono venuti fuori dalle bettole delle capitali europee. Ungaretti scriveva dal fango di una trincea, dimenticato dai politici così come tutti gli altri soldati italiani al fronte. Dal marciume della trincea ha scritto alcune delle poesie più commoventi della letteratura italiana. Anche Dante era in esilio quando scrisse la Divina Commedia. Pasolini sfida la cultura borghese dalle borgate romane e dal confine ideologico della sua omosessualità. Conoscendo tutte queste esperienze non possiamo che dare ragione a bell hooks: il margine è un luogo di profonda e inaspettata libertà.

Questo podcast vuole raccontare questa libertà, ma per la prima volta al femminile. È una libertà che porta con sé spesso una malinconica solitudine e sicuramente non consegna le protagoniste delle nostre storie ai libri di storia su cui invece incontriamo i nomi dei gentiluomini che ho citato prima. È una libertà costretta da un confine invisibile, tracciato dal destino biologico di noi donne, che poi è un destino imposto. Non vuole essere un podcast contro gli uomini. Non credo nella supremazia del genere femminile così come non credo in quella del genere maschile, così come anche non credo esistano solo due generi. Le nostre protagoniste sono donne, sono artiste che hanno vissuto vite straordinarie, avventurose, piene di passioni ma anche di tradimenti, frustrazioni, delusioni. Alcune di loro hanno profondamente amato gli uomini, altre hanno amato altre donne. Alcune non le conosciamo affatto. Altre le conosciamo perché erano mogli, muse, fidanzate di grandi uomini che hanno fatto la storia dell’arte, della letteratura, della politica.
Conosciamo gli uomini.
È ora di incontrare le donne.

Suggerimenti di lettura
Elogio del Margine: bell hooks 
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